domenica 16 dicembre 2007

Diamonds and rust

Macchine scorrono, scorrono. Il tempo non si arresta, si desta di tanto in tanto con un sorriso fugace poi muore di nuovo. Memoria nella mente attanagliata di grigi dubbi. Vagabondi del cuore, incompleti, scintille di luce, voci distanti. Lacrime cristalline di nostalgia, pesanti, sfinite, scivolano giù sul profilo della nostra piccola esistenza. Fiocchi di spensieratezza cadono nel vuoto, verso cerchi di cemento sottostanti. Vento bianco negli occhi, spuma sulla riva, echi di freschezza. Nero lucente, laccato, avvinghiato al corpo in tacita simbiosi esistenziale, zecche rigonfie di sogni accantonati. Poche certezze, solo giorni, giorni su giorni su parole che scorrono… Il mio regno per un sorriso puro, di gioia colorata che fluisce vorticosamente in un turbinare di foglie gialle e verdi.

Metamorphosis, mutazione di forma.


Questa è la storia di un viaggio. Un percorso sensoriale ed empirico per scoprire i nostri limiti ed oltrepassarli. Abbattere la realtà così come la conosciamo, liberare gli oggetti dalla loro funzione descrittiva, dimenticare chi siamo e disimparare i preconcetti e le barriere della mente. Evadere dalle regole con il nostro pensiero e la nostra memoria per perdere l’identità e ripartire da zero.

Sospesi, fluttuanti nella dimensione parallela della nostra mente, trasportati primordialmente dalle nostre percezioni sensoriali. La nuova realtà che ci circonda è scura e lucente, leggermente liquida, vitale. La realtà si frammenta in milioni di sfaccettature, particelle volano imprevedibilmente, il caos. Circolazione di idee, libertà di movimento e associazione, molecole della mente mutano, si uniscono, creano. Nasce una nuova forma, un germoglio fresco, il presente.
Una traccia invisibile, tanto sfuggente e impalpabile, che solca ogni spirito diversamente.

Il colore: Nero

Esso può essere rappresentato musicalmente da una pausa conclusiva, dopo la quale un eventuale prosecuzione si presenta come l’inizio di un nuovo mondo.

Vasilij Kandinskij

Incipit

Perchè tutti nel nostro piccolo vogliamo farci sentire, perchè non potendo comunicare con i passanti in strada ci illudiamo che qui, nell'immensità ignota del web, qualcuno possa udire il nostro grido silenzioso di aiuto. Per riversare in un angolo tutte le gioie e le speranze infrante che il quotidiano bigotto ci porta via. Perchè io credo ancora.