domenica 4 maggio 2008

Sul Deserto

Sospesi nel vuoto temporale di un era frammentata, esili fili giocano per noi la partita della vita. Mentre cerchiamo di vedere oltre la prossima duna, oltre le mura di un mondo tanto ignorato. Civiltà errano vagabonde senza comprensione, un cocktail etnico dal sapore amaro dove gli ingredienti sono stati mischiati senza pensiero o passione. La paura di chi non conosce filtra ogni verbo, diffondendo tra la plebe scudi e barriere. Armati della propria miopia combattiamo senza sosta la nostra personale guerra al potere. 
Come la pioggia nel deserto le nostre grida affondano in un terreno avido e bisognoso. Ma le lacrime non saranno cadute invano perché al loro posto germoglierà la vita e noi dobbiamo lavorare per questo: piangere e seminare, morire e rialzarsi, perché il deserto fiorito è la nostra più bella speranza. 

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